
Pesticidi in frutta e verdura: tutto nella norma?
I dati pubblicati da Legambiente nel suo rapporto Stop pesticidi sembrano incoraggianti ad una prima lettura. Della totalità di campioni di frutta e verdura analizzati infatti, solo l’1,39%, cioè 35 su 2.519 campioni analizzati nel 2020, è fuori norma.
Tutto bene dunque? Non proprio.
Andando a leggere il report più nel dettaglio si scopre infatti che per la prevenzione dell’utilizzo di pesticidi c’è ancora molto da fare.
Circa il 35% dei campioni infatti presentano ancora tracce di pesticidi, seppur in quantità che rispettano i limiti previsti dalla legge.
Per avere un’idea più chiara dei numeri, 14 campioni su 100 sono risultati con un residuo entro i limiti di legge, e circa 22 con tracce di due o più pesticidi.
Il complesso di sostanze rilevate è intorno al centinaio e ciò che più allarma è la presenza in diversi casi di più sostanze utilizzate in contemporanea per la stessa coltivazione.
Frutta e pesticidi: c’è ancora molto da fare
Secondo il report di Legambiente, rispetto alla verdura è la frutta l’alimento che rileva ancora una maggior presenza di pesticidi.
Più in particolare la tendenza rispetta la tendenza delle rilevazioni dello scorso anno: i campioni con residui oltre i limiti sono l’1,63%, quelli con tracce di una sola sostanza il 14,3% e quelli con più di una il 39,2%. In sostanza, solo 45 campioni di frutta su 100 sono risultati regolari.
Uva da tavola, fragole, pesche e pere i frutti che rilevano maggiori quantità di pesticidi.
Per quanto riguarda la verdura, i dati di regolarità si aggirano intorno al 74%. Ancora livelli significativi di sostanze sono rilevate soprattutto in pomodori e peperoni.
Funghicidi e pesticidi sono ancora le famiglie di sostanze chimiche più presenti nelle coltivazioni indagate.
La buona notizia arriva invece dal reparto “bio”: nessun campione delle coltivazioni certificate è risultato irregolare.