Conservazione frutta e verdura: nanotecnologie e rivestimenti commestibili per durare più a lungo
Nella storia di ogni popolazione si è cercato di risolvere un problema: come conservare i prodotti reperibili nel momento in cui l’offerta supera la domanda.
Ecco allora che i conservanti naturali utilizzati ad ogni latitudine sono tra i più disparati: dal lardo all’acqua di mare, dal latte di soia alla cera.
Cercare di conservare frutta e verdura indipendentemente dalle stagioni o dalle condizioni meteo sembra essere, anche secondo il rapporto Fao, un problema almeno in parte risolto, anche se c’è ancora molto da fare per evitare le emissioni derivate dallo spreco alimentare.
La classifica degli alimenti più sprecati
In cima alla classifica degli alimenti peggiori ancora una volta c’è la carne, perché le emissioni per ottenerla sono di gran lunga superiori a quelle associate a frutta e verdura (buttare via una bistecca da 100 grammi è come emettere 10 kg di CO2 equivalente*), ma i vegetali battono qualunque altra categoria alla sfida del peso: ogni anno se ne buttano non meno di mezzo miliardo di tonnellate.
Questo spiega perché rinunciare alla plastica ( il metodo di conservazione più usato insieme ad agenti chimici come il cloro, l’acqua ossigenata o il fosfato trisodico), non sia sempre la scelta vincente, se si considerano solo gli impatti ambientali.
La protezione che assicura si traduce in uno spreco molto minore, come ha dimostrato uno studio svizzero sui cetrioli.
Il risultato è stato che il beneficio, in termini di impatto ambientale, derivante dalla preservazione di frutta e verdura (che non viene sprecata) è cinque volte quello che si avrebbe non producendo l’involucro, anche se, naturalmente, per quanto riguarda la plastica, ci sono numerosi altri problemi legati al suo impiego.
Fonte: https://ilfattoalimentare.it/conservazione-frutta-e-verdura-rivestimenti-nanomateriali.html